L’altro ieri osservavo con attenzione sbucciare un’arancia, che è quello di fare dei tagli alla buccia come se fossero dei grandi spicchi e staccarla dalla polpa, e pensavo che grande Soluzione l’ArchitettoDivino (e/o chi per Lui) ha ideato e realizzato.
La scorza dell’arancia è un involucro con caratteristiche eccezionali e rappresenta un vero modello di packaging. (*lo so che alcuni si infastidiscono nel leggere gli inglesismi, ma con questo termine si indicano tanti concetti tutti assieme, che la traduzione italiana non restituisce, o meglio non comunica).
Per packaging s’intende il confezionamento, la “scatola” di un prodotto che lo rende facile da trasportare, usare e identificare. I materiali utilizzati devono contenere, proteggere e mantenere la “forma funzionale e non comprometterne l’utilità”. E, la buccia dell’arancia è dotata di tutti questi elementi, anzi soffermandoci ancora di più nel dettaglio e nell’analisi, il ProgettoDivino tiene conto anche, di tutti i sensi del fruitore:
- giusta forma, facilitandone la presa,
- piacevole al tatto ….che cambia leggermente a seconda della “varietà”,
- peso appropriato,
- profumato: il “materiale” emana un profumo inconfondibile e inebriante che si accentua al momento dell’apertura.
- riconoscibile sul mercato perché comunica la propria diversità e unicità, vedere una palla arancione identifica in immagine la “personalità” dell’arancia.
- funzione semiotica, infatti il colore arancione ha un ruolo determinante.
Secondo la normativa europea ha tutti i requisiti per essere definito biodegradabile, compostabile e riutilizzabile. Il “materiale con cui è realizzato” non rilascia sostanze tossiche o pericolose per cui è in perfetta coerenza con i parametri definiti dal Decreto ministeriale in vigore.
Scherzi e ironia a parte, osservare attentamente e puntualmente un “prodotto” come, in questo caso, la buccia dell’Arancia è una vera e propria lezione di progettazione. Analizzare ogni punto e ogni passaggio, rende la progettazione più efficace e semplice nei risultati.
Quindi La confezione (sia primaria che secondaria) deve essere:
- pratica al trasporto – forma, peso e misure
- facile da aprire – senza bordi taglienti, sistemi di chiusura efficienti e pratici
- adatta a conservare e proteggere al meglio il prodotto […]
- rispettosa dell’ambiente – facile da separare nelle sue diverse componenti per agevolare la raccolta differenziata
- adeguato rapporto tra spazio pieno e vuoto – quantità di prodotto all’interno della confezione e spazio occupato
- proporzionato rapporto tra il peso del prodotto e il volume della confezione
- [capace di un giusto rapporto tra superificie vuota e superficie dedicata alla comunicazione – nomi, marchi e informazione] questo è un elemento apparentemente mancante nel “packaging dell’arancia”, perché come già sottolineato, il tutto è svolto dalla sua funzione semiotica.
Altro elemento importante della scorza d’arancia è la multifunzionale ed elevata capacità del RIUSO:
- scorze di arance candite
- scorze grattugiate
- olio essenziale
- tessile sostenibile Orange Fiber che funziona come una crema cosmetica e vitaminica da indossare. Nasce dagli scarti industriali delle bucce delle arance, grazie alla creatività di due ragazze siciliane Adriana ed Erica.
- [e poi c’è il blog scorzadarancia.it, ma questa è un’altra storia…un altro progetto]
Come afferma Bruno Munari in “Compasso d’oro a ignoti”, ci sono oggetti che hanno avuto successo unicamente perché ben progettati e non importa da chi…anche se in questo caso ha la sua importanza 😉
Foto tratte da internet.